“Lettere dal pianeta Terra” di Fair Bonet

Lettere dal pianeta Terra, Fair Bonet, Elison Publishing 2017, 115 pagine

New Wave

 

Fair Bonet è autore di “La Lupa e il Santo” (2019), romanzo dedicato al Piacenza Calcio.

In un futuro molto vicino la posta cartacea è stata definitivamente soppiantata da quella elettronica, le penne a sfera stanno per diventare oggetti introvabili, e gli Stati Uniti sono in guerra con la Colombia. Edward Stoner è un ex portalettere di New York, e come ultimo incarico dovrebbe portare al macero scatoloni di corrispondenza, ma decide di non farlo. Per uno come lui, un materiale, un fottuto, avido imbroglione, le lettere sono espedienti per arrivare a fine mese, ma sono anche molto più di semplici fogli imbrattati di inchiostro.

“In quel lampo elettrochimico erano concentrati battiti di cuori, sguardi, notti insonni e sudori di altri, divenuti all’improvviso suoi senza averli vissuti. Una materialità che trasudava spudoratamente di virtuale, una contraddizione che Ed non riusciva tuttavia a cogliere in quei momenti di sopraffazione tattile.”

Una lettera da scrivere è il desiderio di Willy, bambino di otto anni e amico di Ed, per comunicare con la madre che abita lontano.

La sua vita verrà stravolta dall’arrivo di Elizabeth Hannigan, in cerca di una lettera proveniente dalla Colombia, e dai Servizi Segreti, alla ricerca della stessa lettera.

Lo stile informale e diretto ben si coniuga con l’irriverenza del protagonista e con il suo sarcasmo facile, in perfetto stile americano.

“Il suo cuore sarebbe esploso disintegrandosi in mille pezzi che sarebbero precipitati fino in fondo ai suoi piedi. Con un calcetto avrebbe spostato quell’inutile mucchietto di frammenti rossi contro il muro del palazzo e se ne sarebbe tornato a casa sconsolato.”

Il ritmo pacato e lineare per gran parte del romanzo subisce un’impennata adrenalinica nel finale, dove un colpo di scena darà un significato diverso a l’intera storia.

L’epilogo a effetto sembra voler ricordare ai lettori l’importanza, nonostante tutto, di far sopravvivere i sogni.

“Lettere dal pianeta Terra” ha un unico neo: la lunghezza dei capitoli può appesantire la lettura. Per il resto un libro ben riuscito che soddisfa la ricerca di originalità.

di Valentina Becattini – Tuo Editor e…

“Giano – Specchio riflesso” di Renzo Ricci

Giano – Specchio riflesso, Renzo Ricci, Aracne Editrice 2019, 230 pagine

Giallo poliziesco introspettivo

 

Nato a Roma nel 1956, Renzo Ricci è autore di “Sole a mezzanotte” (2014) e “Malefica discendenza” (2016), i due romanzi che insieme a “Giano – specchio riflesso” costituiscono una trilogia.
La sua passione per viaggi e per gli enigmi criminosi gli hanno fatto guadagnare il soprannome di Tour-operator degli Omicidi, tanto la descrizione dell’ambientazione è veritiera.

A Budapest Lamberto Liverani, ormai stanco e claudicante, viene esaminato dal Gran Maestro Kostas per capire se ci siano possibilità di ammetterlo alla loggia massonica.
Mentre i loro dialoghi si susseguono, il commissario Claudio Berardi, incaricato dal Capo Procuratore di risolvere definitivamente il caso, convoca a Roma l’amico e ispettore Jorgen Eykenbrock; “rimettere in piedi una storia finita male” per Berardi sarà l’unica opportunità di riscatto dopo il fallimento. Per Eykenbrock, estromesso dalla polizia norvegese e caduto in depressione, sarà forse un’occasione per voltare finalmente pagina.
Alle indagini prenderà parte anche Ambra Naves, anche lei già conosciuta nel romanzo precedente, ma sarà con l’entrata in scena della sua amica Asante che l’intreccio si complicherà.

A differenza degli episodi precedenti, dove omicidi e indagini erano effettivamente il perno centrale della trama, stavolta l’elemento dominante è la ricerca introspettiva dei personaggi, che si interrogano costantemente sulla direzione da dare alla vita, quella vita che non fa sconti, come dal dialogo tra Asante e Ambra:

«Dovere, dovere, dovere. Sempre e solo dovere. Non abbiamo mai diritti in questa vita?»
«Che cosa vuoi che ti dica: i doveri ce li impongono, ce li troviamo alla nascita; i diritti ce li dobbiamo conquistare»

O ancora la vita in una società minacciata dall’ingiustizia, in una riflessione che Jorgen rivolge a Claudio:

«Un popolo diviso e addomesticato, costretto a vivere nella cultura dell’emergenza, a sopravvivere, non ha tempo per rivendicare i propri diritti. Quando nessuno avrà più fiducia nell’altro, i pochi al potere governeranno senza opposizione e rimarranno al comando senza ricambio. Così è più facile controllare.»

Fiducia, amicizia, ma anche desiderio di vendetta, che diventa ossessione, questi sono i motori che muovono la storia. Solitudine e ricerca dell’altro, stima e delusione, saranno riflessi opposti e uguali nello stesso specchio; lo specchio unico interlocutore di un fuggitivo che non si riconosce più.

La narrazione procede scorrevole, priva di elementi che appesantiscono.
I frequenti richiami alle vicende sviluppate nei libri precedenti rendono il lettore in grado di apprezzare la storia nella sua interezza pur senza aver letto gli altri episodi.

Il mistero e l’esoterico sono presenti, stavolta, nelle parole del professor Kostas: una lezione sulla musica e le sue frequenze, risultato di uno studio mirato dell’autore.

La tensione adrenalina e la suspense degli episodi precedenti lasciano qui maggiore spazio alle emozioni dense capaci di scuotere in profondità.

Giano, dio del principio e della fine, ribalterà i ruoli in un epilogo dove cacciatore e preda saranno volti della stessa testa.

di Valentina Becattini – Tuo Editor e…